Itinerari archeologici

Età fenicio-punica.

Le testimonianze fenicio-puniche in tutto il territorio sono assai scarse e non forniscono sufficienti elementi per documentare un periodo le cui tracce sono state a volte cancellate dall'arrivo dei Romani, denunciando una frequentazione punica di scarso interesse per le zone interne, là dove le popolazioni sono risultate ostili a nuove ondate migratorie. Tale fase è documentata infatti solo in casi sporadici da resti di strutture ed è meglio precisata da rinvenimenti di reperti su monumenti già esistenti, di epoca precedente, quali oggetti ceramici, monete, vaghi di collana di pasta vitrea. (Grotta di Ispinigoli, Dorgali).
Fin dall'VIII sec. a.C. i Fenici testimoniano la loro presenza sulle coste sarde, spinti da interessi commerciali, con la costruzione di scali portuali stagionali, che non presupponevano la formazione di vere e proprie colonie fenicie. Pur tuttavia, in tal modo, attraverso i contatti con le popolazioni residenti nelle coste, essi riuscirono anche a trasmettere la loro civiltà e le loro usanze fin nei villaggi più interni.
Il golfo di Orosei, orograficamente accessibile alla navigazione costiera, si prestava bene a questi scambi, e la presenza di manufatti punici lungo tutto la costa lo conferma.

Testo di Giovanna Salis


Età romana.

Il popolo barbaricino, fin dai tempi romani veniva ricordato dalle fonti come popolo fiero e difficilmente assoggettabile. Gregorio I Magno, infatti, nel V sec. d.C. scriveva nella sua Epistola XXVII, IV, ad Ospitone, capo dei barbaricini, che le tribù interne insieme alle pietre («lapides») adoravano «ligna» dove si potrebbero riconoscere alberi o pali totemici che sono testimonianza della persistenza di culti preistorici in epoca classica.
In epoca romana quattro grandi strade attraversavano la Sardegna, ripetendo sostanzialmente tracciati di percorsi punici. Una era quella che collegava Carales con Olbia, la «PER MEDITERRANEA», ricordata dall'Itinerario Antoniniano e passava per ORUNENUORO-MAMOIADA, giungendo nei pressi di FONNI, dove c'era la stazione di SORABILE, dove è stata rinvenuta la dedica al dio Silvano, divinità protettrice dei «NEMUS SORABENSE», il bosco sacro a Sorabile. I due ponti romani quello di Gusana (Gavoi), oggi sommerso dall'invaso del lago omonimo, un ponte a quattro arcate che ha avuto rifacimenti in periodo medievale, e quello di Su Vicariu (Fonni) oggi solo un ammasso di rovine, ma precedentemente edificato su 3 arcate, sono da attribuire a delle diramazioni dalla arteria principale. Questa strada aveva un carattere tipicamente militare. L'Itinerario Antoniniano parla anche di un'altra strada che congiungeva Carales con Olbia per circa 176 miglia e che ripete, più o meno, l'odierna litoranea orientale. La stazione di Viniola, vicino a Dorgali è stata identificata poco a nord del Paese, presso la vallata detta dello Spirito Santo.

Testo di Andreina Catte


Età altomedievale.

Anche per l'età medievale è possibile tracciare solo un profilo generale delle testimonianze, poiché i numerosi materiali ad esso appartenenti sono tuttora non censiti ed attendono, sparsi negli strati superiori di alcuni monumenti archeologici della Comunità Montana n. 9, l'adeguata valorizzazione.
Fornisco utili indicazioni sulla continuità della frequentazione di alcuni siti le grotte naturali di Sos Sirios e Sos Sirieddos site in località Porcheri, all'estremo sud-est del territorio di Dorgali, che hanno restituito manufatti sia preistorici, di cultura Ozieri, che Altomedievali. Attualmente in molti comuni della Comunità Montana n. 9, è in corso una campagna di censimento e ricerche sul campo volta al recupero del patrimonio storico-archeologico del territorio.

Testo di Andreina Catte

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Data di ultima modifica: 09/02/2017

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