Introduzione
Le ricerche archeologiche effettuate negli ultimi decenni nel territorio del comune di Oliena, permettono di ricostruire, seppure ancora solo parzialmente, l'avvicendarsi umano in questa zona fin dal Paleolitico Superiore, come attestano i recenti ritrovamenti effettuati nella grotta Corbeddu dove, assieme ai resti di fauna Pleistocenica, sono venuti alla luce resti umani ed utensili in osso. Dalla medesima grotta provengono inoltre materiali fittili risalenti al Neolitico Antico. La presenza dell'uomo durante il Neolitico Medio è attestata dai materiali fittili e lirici rinvenuti nella Grotta Rifugio. Se questi ritrovamenti più antichi sono per ora, significativamente, circoscritti alla valle di Lanaitto, capillarmente diffuse nell'intero territorio appaiono invece le emergenze archeologiche riferibili al Neolitico Recente. Sono infatti state identificate ben 42 “domus de janas”, oltre a numerosi siti dove la presenza di manufatti fittili e litici attesta la frequentazione della zona da parte di genti di Cultura Ozieri. Per quanto riguarda le “domus de janas” va sottolineato come si tratti prevalentemente di ipogei isolati o raggruppati a coppie e solo in due casi ci si trovi di fronte a vere e proprie necropoli. Tali grotticelle artificiali sono prevalentemente mono e bicellulari, nella maggior parte dei casi precedute da anticella e piccolo padiglione d'ingresso che spesso si configura come vero e proprio “dromos”. Si nota spesso in esse una certa cura dei dettagli architettonici: portelli architravati, coppelle, alcove funerarie, fossette pavimentali, soffitti a spiovente e doppio spiovente con falso trave, canalette di scolo, rincassi.
Per quanto riguarda la Cultura Monte Claro, va segnalato il ritrovamento del villaggio ad essa attribuibile sito sull'altopiano di Biriai. Oltre alle numerose capanne rettangolari absidate, portate alla luce dai recenti scavi, è stata identificata anche un'area sacra il cosiddetto «santuario» caratterizzato da un luogo alto e da 12 menhirs alcuni dei quali ancora eretti. La cultura campaniforme trova finora un'unica attestazione nel riparo sotto roccia con incisioni in località Frattale ad essa attribuibile sulla base dei materiali ceramici ivi rinvenuti. Per quanto riguarda le testimonianze monumentali dell'età nuragica, oltre all'eccezionale ritrovamento della fonderia di Carros, sono stati rintracciati nel territorio i resti di 33 nuraghi, molti dei quali in discreto stato di conservazione. Si nota una netta prevalenza del tipo “a tholos” monotorre, mentre si riscontrano solo due esempi di nuraghe a corridoio e un esempio di nuraghe di tipo misto. Spesso i crolli hanno risparmiato le strutture interne, permettendo di distinguere garitte di guardia, nicchie, camerette sia di sezione ogivale sia con copertura a piattabanda che si affacciano nel cortile centrale e tratti di scale elicoidali.
In molti casi i nuraghi si ergono entro e nelle immediate vicinanze di resti di villaggi ad essi riferibili, alcuni dei quali di rilevante interesse per il loro buono stato di conservazione, come quelli di Gurpia, Pedra Ispada, Gollei, dove sono ben identificabili le basi di numerose capanne circolari, a volte residue per un notevole alzato. Si riscontra comunque la presenza di un buon numero di nuraghi arroccati su alti costoni, in zone impervie, apparentemente avulsi da contesti abitativi ad essi immediatamente pertinenti, che potrebbero essere interpretati più come torri di avvistamento che vere e proprie fortezze. In molti casi i numerosi insediamenti di epoca nuragica mostrano evidenti tracce del riutilizzo del sito anche in epoca storica, con tracce di muri più recenti che insistono sui più antichi. Mentre la presenza di nuraghi o “domus de janas” nei pressi di siti romani e medievali permettono di ipotizzare anche fasi precedenti di frequentazione. Da questi dati, pur parziali, emerge comunque già con evidenza la capillarità dell'insediamento umano nelle varie epoche: piccoli nuclei abitativi disseminati a poca distanza l'uno dall'altro (spesso non più di 500 m.) in zone sia pianeggianti che collinari addensate con particolare intensità soprattutto fra 150 e 250 m s.l.m., in vicinanza di fonti acquifere il cui sfruttamento razionale è documentato dai pozzi rinvenuti in alcuni di questi villaggi. In rapporto al cospicuo numero di insediamenti di epoca nuragica, assai più contenuto risulta essere il numero delle sepolture megalitiche. Su 25 individuate solo per alcune lo stato di conservazione permette un'identificazione sicura delle medesime come tombe di giganti.
Località Jumpadu - domus de janas
La “domus” si apre in uno sperone granitico erratico di media altezza. Una sorta di invito di forma sub-trapezoidale precede il portello di ingresso, orientato a SO, di luce sub-rettangolare. Immette in un'anticella di pianta sub-rettangolare, parzialmente interrata. Le pareti sono ortogonali al pavimento; il soffitto, a doppio spiovente, presenta un falso trave di sezione rettangolare scolpito in sensibile rilievo impostato nella mezzeria fra i due piani obliqui ad imitazione del tetto di una capanna. Anche i lati superiori dei due spioventi sono sottolineati da un rilievo piuttosto marcato. Nella parete d'ingresso, all'altezza del lato superiore del portello, si notano due solcature orizzontali parallele. Nella parete di fronte all'ingresso e coassiale ad esso, si apre, sensibilmente rilevato, un portello di luce rettangolare, strombato in larghezza verso l'interno. Lo spessore della soglia è sottolineato da due solcature longitudinali piuttosto marcate. Immette in un vano di pianta su-ellissoidale con pareti concave e soffitto piano. A SE dell'ingresso si apre una nicchia rettangolare di poco rilevata. Nella parete SE dell'anticella si apre un II portello che immette in un vano di pianta sub-rettangolare a sviluppo longitudinale con pareti ortogonali al pavimento e al soffitto piano. La parete SE presenta un'ampia nicchia di sezione tronco-ogivale.
Testo di Paola Desantis
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Data di ultima modifica: 09/02/2017