Le chiese campestri
Nella tradizione sarda le feste religiose presso un edificio campestre hanno un ruolo particolarmente importante, legato non solo all'aspetto sacro, ma anche alla opportunità di una socializzazione, altrimenti difficile, fra gli abitanti del villaggio e quelli dei paesi vicini. Se Giovanni Lilliu vede nel «santuario» nuragico di S. Vittoria di Serri l'antecedente di tale consuetudine, è certo che il suo perpetuarsi dall'era pagana a quella cristiana favorisce, soprattutto nel Seicento, l'insediamento temporaneo di “cumbessias” che sorgono intorno ad una chiesa, utilizzata almeno una volta all'anno per le feste che vedono il concorso di un gran numero di persone per il novenario in onore del Santo, descritto tante volte anche dalla Deledda nei suoi romanzi.
L'architettura di queste chiese è generalmente molto semplice e raramente accoglie i «segni» della tradizione colta, così da rendere difficile e problematica la datazione, in assenza di documenti in proposito.
Anche nel territorio di Oliena sorgono due chiese con “cumbessias”, intitolate a S. Giovanni e a Nostra Signora del Monserrato, poste a poca distanza l'una dall'altra sulla strada di Dorgali. Pur se con diverso schema planimetrico (il primo di tipo «chiuso», il secondo «aperto»), entrambi i complessi hanno la caratteristica aggregazione di case temporanee e costituiscono un importante momento di incontro in occasione delle feste celebrate rispettivamente il 24 giugno e l'8 settembre.
Oltre a queste chiese, fuori dal paese ve ne sono altre due isolate: la prima, S. Lucia, quasi di fronte a S. Giovanni, è fortemente degradata, la seconda, N. Signora della Pietà, è situata presso la fonte de su “Gologone”.
S. Giovanni
Il complesso è chiuso intorno ad un cortile dove cresce un bellissimo e ombroso albero di ulivo. L'esterno della chiesa, semplice e povero, ha una facciata a terminale orizzontale ed un portale sormontato da un piccolo oculo. I contrafforti esterni suddividono l'aula unica in tre campate voltate a botte rinforzata da archi. Il presbiterio accoglie l'altare in muratura che in una nicchia contiene la statua del Santo.
Priva di decorazioni (le stesse cornici dei pilastri sono rozze e sformate da varie mani di intonaco), ha alcuni elementi d'arredo, ricavati nella stessa struttura, come due acquasantiere e una feritoia, presso l'altare, usata come nicchia.
Al cortile, quasi rettangolare, sul quale affacciano le varie costruzioni, si accede tramite un cancello, collocato dietro la chiesa, che era già costruita nel 1595, come risulta da un libro di conti che arriva fino al 1664.
Nostra Signora del Monserrato
Il complesso sorge su un pianoro in lievissimo pendio, dove la chiesa occupa quasi il vertice di un triangolo, lungo i cui lati sono disposte le “cumbessias”, aperte verso la campagna. La chiesa, abbondantemente rimaneggiata, ha un prospetto a capanna con un campanile a vela dai curiosi pinnacoli. Ad una sola navata suddivisa da archi acuti, ha un altare collocato entro un vano absidato coperto a semicupola con fascioni decorativi e ornato con una cornice modanata. Anche qui l'acquasantiera è in muratura.
A destra del presbiterio si apre una cappella, voltata a crociera e intonacata d'un colore pastello. Alla parte posteriore della chiesa sono stati aggiunti alcuni ambienti di servizio.
Le “cumbessias”, disposte a schiera su due ali divergenti rispetto all'edificio religioso. Sono recentissime in blocchetti di calcestruzzo a vista: il primo tipo, coperto da tetto a due falde, individua un'unità abitativa con due stanze intercomunicanti, precedute da un vano-loggia ad arco ribassato; il secondo, più semplice e più piccolo, ha due vani quadrati, uguali e comunicanti.
S. Lucia
La chiesa, ormai diroccata e in stato di completo abbandono, ha una struttura in pietra informe, di pezzatura e colore differenti, che reggeva una travatura in legno di cui rimangono oggi pochissimi frammenti. L'unica parte ancora coperta è il presbiterio, voltato a crociera, con un altare addossato alla parete terminale, nel cui esterno sono visibili contrafforti obliqui.
La pianta, ad una navata, è costituita da quattro campate a pianta irregolare, rette da archi a sesto acuto, cui corrispondono esternamente i contrafforti.
Nostra Signora della Pietà
L'edificio, addossato contro la roccia, è situato in un luogo estremamente suggestivo nei pressi della fonte de “su Gologone”. È l'unica fra le chiese fuori da Oliena a mostrare nel prospetto un evidente richiamo alla tradizione colta per la presenza di un coronamento a doppia inflessione con volute terminali, che al centro ha un campanile a vela con timpano. Le proporzioni non perfettamente dominate rivelano la sostanziale incapacità di elaborare motivi decorativi seicenteschi.
Anche l'interno si presenta differente rispetto alla maggioranza delle chiese del centro del paese: ha infatti due campate voltate a vela, separate da archi di rinforzo a sesto acuto, ed un presbiterio nel quale si erge un altare «a navicella» staccato dalla parete. Le finestre laterali sono grossi lunettoni, mentre non mancano anche qui elementi di arredo (in tal caso bancali lungo le pareti) in muratura.